Amato Lamberti

Docente di Sociologia della devianza e di Politiche della sicurezza all'Università "Federico II" di Napoli. Autore di numerose pubblicazioni nel campo della comunicazione, della devianza e della criminalità organizzata. E' stato presidente della Provincia di Napoli, consulente della commissione parlamentare antimafia e della Commissione europea contro il crimine organizzato. Ha fondato e diretto l'Osservatorio sulla camorra.


UN ROCK DA SCAMPIA La scommessa degli 'A67 - educare alla cittadinanza attiva- i giovani di quell'immensa periferia degradata, disorganizzata e conflittuale che è diventata Napoli con i suoi "contorni", come si diceva ancora all'inizio del secolo scorso, può anche sembrare azzardata, soprattutto se si tiene conto che gli strumenti messi in campo sono quelli della cultura e, in particolare, della musica. Ma forse hanno ragione loro, perché la musica può fare molto, è l'unico linguaggio capace oggi di mettere in comunicazione i giovani, quelli afasici e gutturali nati e cresciuti nel deserto violento dei luoghi del degrado metropolitano e quelli altrettanto afasici, in quanto incapaci di comunicare, cresciuti nelle aree di un benessere fatto solo di consumi e di apparenze. Giovani che non si guardano mai negli occhi, per evitare che qualcuno possa guardarli dentro. Ma questi giovani sono gli adulti di domani. Da questi giovani devono uscire le "classi dirigenti", come si diceva una volta, del futuro. Non si accappona la pelle solo perché le classi dirigenti dell'oggi sono già il fondo di un abisso dal quale si può solo risalire, magari con la forza che la disperazione può ancora dare. I giovani che hanno vinto la battaglia contro il degrado e l'abbandono della 167 di Scampia, facendo leva solo sulla certezza, coltivata con ostinazione, che "un altro mondo è possibile", credono nel progetto di dare una speranza a tutti i giovani, anche a quelli che sembra che si siano abbandonati alla disperazione, con la forza della musica e delle parole piene magari di rabbia, che non si nascondono alla realtà che li circonda, ma che chiamano alla lotta per cambiarla. Una lotta fatta di passione e di intelligenza, di espressione di creatività e di voglia di vivere, di capacità di assumere responsabilità, di desiderio di entrare in comunicazione, di rifiuto di ogni violenza e prevaricazione, di voglia di abbracciarsi per riconoscersi e camminare insieme, verso un mondo che non sarà di rose e fiori, ma dove a tutti siano riconosciuti i pieni diritti di cittadinanza. La proposta è quindi quella di avviare un percorso, educativo e formativo, fatto di incontri, di confronti, di avvio di un dialogo e di una comunicazione non violenta, di messa in discussione di se stessi, a partire dalla capacità di relazionarsi con gli altri, di ascoltarne i bisogni indipendentemente dal modo con il quale si esprimono. Un percorso, educativo e formativo, di comprensione della realtà nella quale si vive, sapendo andare alla radice dei problemi senza fermarsi all'analisi del modo in cui questi problemi si manifestano, nei comportamenti individuali come in quelli collettivi e di gruppo. Saper guardare per poter conoscere e per poter cambiare. Un cambiamento che per realizzarsi ha bisogno di lotta, di assunzione di responsabilità, di mettersi in gioco in prima persona, di unirsi agli altri in un progetto comune, di fare gruppo, di imparare a parlare e a comunicare, di acquisire conoscenze e strumenti, di apertura alla condivisione e alla partecipazione. Una scommessa - quella degli 'A67 - non azzardata, quindi, ma con lunghe e forti gambe per camminare: quelle della musica rock.